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Estasi culinarie

FOOD FOR CULTURE

Il romanzo di esordio di Muriel Barbery, conosciuta dal vasto pubblico per il suo recente bestseller “L’eleganza del riccio” racconta del cibo e di tutte le sensazioni e i ricordi ad esso legati. Il personaggio principale è monsieur Arthens, un critico gastronomico che giunto al termine dei suoi giorni riflette sulla sua vita scandita da pasti ed esperienze culinarie, che a noi ricorda un po’ il curioso personaggio di mr Ego nel delizioso cartoon Ratatouille della Disney.  Entrambi sono alla ricerca del sapore più importante, quello che giustifica la propria esistenza perché “il punto – conclude Barbery all’ultima pagina – non è mangiare né vivere, ma sapere perché”.

Nelle elucubrazioni di Arthens si scoprono gli effetti terapeutici del cibo: “Tutta la loro raffinatezza si coglie solo quando non li mangiamo [i dolci] per placare la fame, solo quando l’orgia di dolcezza zuccherina non soddisfa un bisogno primario, ma ci ricopre il palato di tutta la benevolenza del mondo” e quelli educativi: “la sardina alla griglia mi avvolgeva il palato con il suo aroma immediato ed esotico; a ogni boccone io diventavo adulto e, mentre le ceneri marine di quella pelle squamata mi carezzavano la lingua, io mi elevavo”.

Il pasto viene sempre presentato come entusiasmante esperienza sinestetica:  “una pietanza deve essere una gioia per la vista, per l’olfatto, per il gusto, certo, ma anche per il tatto, che così spesso orienta le scelte dello chef e ha il suo ruolo nella festa gastronomica. L’udito non sembra avere molta voce in capitolo, ma è pur vero che l’atto del mangiare non è caratterizzato né dal silenzio né dal baccano, perché ogni suono che interferisce con la degustazione la favorisce o la ostacola”.

Ma per ottenere questi risultati sublimi – scopre Arthens in letto di morte – non è necessaria la complessità né la tipica raffinatezza dei piatti elaborati: il segreto è nei ricordi che il cibo richiama, legati ai momenti più piacevoli della propria esistenza: “Tra il petto d’anatra laccato alla pechinese e il tubetto di maionese, tra l’antro di un genio e gli scaffali di un alimentari, io scelgo i secondi , scelgo l’orrido supermercato”; ecco perché il suo ultimo desiderio sono i bignè nel sacchetto di plastica di Carrefour, un ricordo struggente di quando era bambino, un sapore ben lontano da tutto ciò che aveva gustato nell’età adulta.

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